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Adriano Spatola, Corrado Costa, Emilio Villa, Empirìa edizioni, Gianfranco Baruchello, L'ebreo negro, Le Lettere edizioni, Luciano Caruso, Scheiwiller edizioni, Stelio Maria Martini, The Complete Films, Zodiaco
Adriano Spatola
Alamogordo (1945), in L’ebreo negro (Scheiwiller, 1966)
1.
nella tomba di mio padre da millenni sono sepolti gli dèi
a Creta Micene Mexico o Babylon
e il tuo compito, giovane efebo, è radicalmente mutato
non si tratta di cantare in coro alla luce della luna
né di fingersi al calore dei fuochi pastori della mandria metallica
si tratta di osservare attentamente e di tenersi pronti
poiché da un momento all’altro la tomba del padre sarà spezzata
e un’unica ombra sulla terra ripeterà la forza del signore
che primo la rese possibile
che la distruggerà nell’abbraccio
*
4.
nel deserto tempio laboratorio
i figli inquieti preparano la definitiva visione
tentati l’ultima volta dal frutto della sapienza
nel tuo grembo depongono l’ovum da fecondare
l’ara del sacro amplesso è la torre metallica
o la carie disinfettata introdotta nel tuo corpo
che può fare il poeta se non coltivarsi le verruche sul viso
tu vedrai l’aria assaggerai il fuoco toccherai la luce
madre-terra creata dal nostro ambiguo amore
*
Sterilità in metamorfosi, in L’ebreo negro (Scheiwiller, 1966)
3.
non risalgono più dal baratro giallo di sabbia
grumi neri impastati con bianchissima calce
e la tua mano che s’apre tra le dita come un fiore nell’alba
rana squartata che frigge nell’olio della cucina sul fiume
e i funghi tra le dita seminati ora vedono il sole
radice inchiodata allo scafo della roccia sommersa
come s’alza nell’aria il pesce che l’aria consuma
e i funghi gonfiati dal sole producono pus
perché dentro la pietra sono i suoi capelli
perché il mondo che si solleva si chiude a pugno
perché non risalgono più dal baratro giallo di sabbia
e il sole li gonfia li gonfia perché producano pus
Corrado Costa
Baruchello! Facciamo, una buona volta,
il catalogo delle vocali (1978), in The Complete Films, Le Lettere, 2007
A
com’è noto
l’A di acqua è
incolore, insapore, inodore
l’A di labbra
è rossetto
rosa
&
verde
l’A di acqua
cammina sulle acque
lascia una invisibile traccia
l’A di labbra non lascia
una visibile traccia
quando si mordono le labbra
U
sta sull’A di acqua
U cammina sull’A che cammina sulle acque
l’U di acqua è invisibile
anche A di invisibile è
invisibile
l’U di illeggibile è
illeggibile
(NB: la parola illeggibile
non si può leggere)
chi fa l’amore sulle acque
lascia un leggerissimo segno
illeggibile
le tre I
di illeggibile
sono illeggibili
la quarta I
un po’ meno
come la
quinta A di ipotesi
è un’ipotesi
come le settemila O
di favola
U
di favola è magico
fanno l’amore sulle acque
le cinque E
di amore
sono diversamente colorate
si mordono le labbra
U
&
O
&
O
di fuoco
bruciano
I
di fuoco
non brucia mai
U di leccare
non si lecca mai
E di mai
non si pronuncia mai
si mordono le labbra
fanno l’amore sulle acque
gridano a grandissima voce
la prima A di voce
non si sente mai
anche la seconda A di voce
non si sente mai
l’ultima A di rumore
fa molto più rumore
l’ultima U di colore
ha un colore diverso?
le sette U di Racconto
è proibito raccontarle?
raccontano
che è proibito raccontare
camminano sulle acque
si mordono le labbra
l’O di astro
nasce dalle acque
lucido come l’O
di alluminio
la stella ha cinque punte
come la E
la I
la U
la A
di rosso
è al posto della seconda O
a volte la O di storia
è di una storia diversa
O
com’è noto
l’O di aria è
incolore, insapore, inodore
l’O di labbra è
azzurro
blu
&
nero
l’O di aria
è uguale all’O di terra
cammina senza lasciare traccia
come le labbra non lasciano
una visibile traccia
quando si mordono le labbra
cinque impercettibili I
di impercettibile
camminano sulle impercettibili O
di terra
questa terra è invisibile
come si vede
(NB: la parola invisibile
non si può vedere)
chi fa l’amore sulla terra
lascia un leggerissimo segno
illeggibile
I
di amore
si legge per un po’ di tempo
quando si mordono le labbra
U
U
&
U di amore
i loro colori sono uguali
perfettamente trasparenti
U
&
E
&
E
&
O
di aria
sono immobili
anche E di vento è
immobile
l’O di vento si sente
sbattere la notte
contro l’O du buio
fanno l’amore di notte
senza fare rumore
la prima A
di amore
non si sente mai
la seconda O
non si sente mai
l’ultima E fa appena un po’
di rumore
quando si mordono le labbra
U
O
di fuoco
sono colore del fuoco
E
com’è noto
l’E di fuoco è
incolore, insapore, inodore
le E di labbra
sono bianche
ardesia
&
oro
le E di labbra
bruciano senza lasciare traccia
si mordono le labbra
fanno l’amore sul fuoco
lasciano un leggerissimo segno
che brucia senza lasciare traccia
gridano sottovoce
la voce ha cinque punte
colorate di rosso.
Emilio Villa
Charta musice (1)
Locus adsiduus tonitruum viduusque nidus
excoriatur et inmitti videatur in unda
quasi locus-logos lacerque viventis:
charta tunc cantat, nec indormir illa,
crepitat charta, carmine cantat alato,
cantat ieiunia simula c nenia alia,
inania cantat atque onania vestra,
omina cantat necnon abomina omnia
inaudibilia cantat, conserit inguinalia mundi
musice sonitu, roratque noster lucianus,
charta frustata riget in aëre induto,
cordisque carinam charta aevi refrangit,
musicus strepitus haerens
crudus et incredulus error
aequoris fremit alterne revulsi;
grandula ergo charta substrepens orietur,
gratus glandulus meus atque horror
praeciens in nudam fluet altam:
credamus igitur in primum unumque fragorem,
unamque coronam discretam disorbitatam,
omneque per vulnera exire numen luciani:
rem rei carminat ultima caro,
caro puerenniter praetermissa natura
labirridentis luciani citati per auras.
Idem ac idem necnon id idem, isdemque tonus
superne relata coniungit: re quoque lata,
ecce iam sonuum fractus resplendit ignis,
arbor ecce musici oscitantis pavoris innumera petit,
pandit denuo res mota graduum extans,
versus sub versu vertice audax iacet aër:
choreola in hortus ortu stupenda recrescit
ubi mutum mutabit puerenne impetu vulnus
et tonitrus alibi tandem tacti creabuntur,
per quos suppedit et humida musica tota:
crura tunc crude conterat ille,
dum tubam cernui vos teneatis in ore
signum ad audiendum ultradictum renovandae
mentis, et neumata ablata subripiat eadem
corrupta milonga, quae chartam colludere iocis
et focis audiat ubique.
*
[luogo assidio di tuoni, vedovo nido / si scuoia e sembra avventarsi nel tumulto / quasi luogo-logos e strazio del vivente: // allora appunto carta canta e non dorme, / crepita la carta, canta con carme alato, / canta digiuni insieme e nenie altre, // canta inanità, canta le vostre onanità, / auspici canta ed anche tutte le iatture / inaudubili canta, intreccia le anguinaie del mondo // sottilmente nel rumore, e stilla luciano nostro, / a brani la carta si leva nell’aria che la indossa / e ancora una volta la carta dell’evo infrange il naviglio del cuore, // persistendo lo strepito musicale / freme il crudele incredibile errore / dello specchio acquoreo interrotto qua e là; // un po’ più grande sorgerà allora la carta frusciante, / grato mio glàndolo e l’orrore / che predispone scorrerà nell’ignuda profonda: // crediamo dunque nel primo ed unico fragore, / nell’unica corona distinta e fuori d’orbita, / e che l’intera volontà di luciano si manifesti attraverso gli strappi: // l’ultima carne pettina la cosa della cosa, / la carne puerennamente passata oltre natura / nel clima del pince-à-rire di luciano: // ciò stesso stessissimo nonché lo stesso, il medesimo tono / celestialmente congiunge i riporti: ri proprio porti, / ecco, ora risplende il fuoco infranto dei richiami, // ecco l’albero cercare l’innumere della musicale angoscia sbadigliante, / rivelare ancora ciò che fu rimosso nei passaggi intermedi, / l’aria indiscreta rimanere confutata linea per linea nel vortice: // il balletto mirabile risorge, giardino alla sua nascita, / come di colpo muti la muta puerenne ferita / e alla fine creeranno tuoni puntualmente violati // per cui struoneggi tutto intero il concetto umoroso: / allora egli vi trituri crudelmente gli stinchi / mentre ve ne state proni con la tromba alla bocca // ad ascoltare il segnale ultradetto del rinnovamento / mentale, e la stessa disonorata milonga / si appropri dei segni della rapina e sottintenda la carta // che scherza con giochi e fuochi, dovunque. (traduzione di Stelio Maria Martini)]
*
(1) Charta musice è titolo dovuto alla correzione autografa di un dattiloscritto in fotocopia compreso nelle carte autografe di Villa; si leggeva in precedenza De Luciano Caruso in charta musice, ed effettivamente occorre tener presente questo dato nella lettura del testo. – Testo originale e traduzione sono tratti da Emilio Villa, Zodiaco, Empirìa, 2000 e 2008.