ANDREA LEONE
168 SPAVENTI MORTALI
EDIZIONI DELLA SERA 2012
Quattordici racconti. Quattordici storie di adolescenti.
Naomi Vittadini, una ragazza in procinto di uccidersi, assolda una sosia, che vivrà dopo la sua morte. Sarah Davanzati si innamora di un’altra ragazza, invidiosa della sua bellezza. Celine Lafouge sogna di essere smembrata e mangiata dai membri della sua famiglia. Irene Korczac, pianista, conosce il suo doppio, che ha il suo stesso nome. Diana Beaumarchais è una giovane stella del teatro: sua madre, invidiosa, progetta di accecarla. Sara Appiani, una ragazza affetta da epilessia, finisce in un istituto di cura. Barbara Cenci si uccide, risorge e si presenta al Teatro dell’Opera. Sonja Turati è una ragazza malata, vessata dal suo insegnante sadico. Claudia Arconati è odiata e perseguitata dal padre, nato illegittimo. Mylene Merat, una giovane drammaturga, mette in scena uno spettacolo e poi si uccide. I membri della famiglia di Elettra Detmers le chiedono di partecipare al loro suicidio collettivo. Sophie Sutter finisce in un istituto psichiatrico e un medico tenta di guarirla. Laura Weber non è figlia di suo padre e di sua madre, ma di suo padre e di sua zia. Il fratello di Demetra e Cristina Lambertenghi spinge al suicidio le sue due sorelle, nate da un incesto.
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IRENE KORCZAC
Era l’esame per l’ammissione ad un prestigioso concorso pianistico, il premio Chopin di Varsavia. La candidata Korczac, disse il presidente della commissione giudicatrice, il pianista Gardner. «Con che cosa si presenta?» «Sonata numero 13 opera 333 di Wolfgang Amadeus Mozart.» «Un attimo di concentrazione ed iniziai ad eseguire il brano». La prima nota, il primo movimento, un allegro in si bemolle maggiore. “Le mie mani, i miei muscoli, il mio cervello, il mio corpo chino sullo strumento” disse Irene Korczac, suicida il giorno 22 Marzo 2004. “Suonavo a memoria. Nessuno spartito. Il tempo era piuttosto veloce. Ansimavo come se stessi correndo. Guardavo la tastiera con il cuore in gola, e in effetti stavo correndo, correvo di nota in nota come per raggiungere una meta. Precipitavo nella musica, risolvevo un problema algebrico, in ipnosi, portavo a termine l’operazione matematica fatta di battute musicali. Qualche settima dopo, mentre leggevo la Frankfurter Allgemeine Zeitung, arrivai per caso alla pagina degli spettacoli, e la mia attenzione si fermò su un lungo articolo. L’articolo era la cronaca di un concerto tenuto qualche giorno prima nella famosa Sala degli Amici della musica, a Vienna. Talento immenso. Giovanissima pianista. Il miglior Chopin ascoltato da molti anni a questa parte. Un’ovazione al termine del concerto. Lessi attentamente e lentamente il titolo, l’articolo, riga dopo riga, carattere dopo carattere, e il nome della giovanissima pianista era, incredibile, assurdo, mentre i caratteri mi colpivano come frustate o spari, Irene Korczac. Irene Korczac ; esattamente questo il nome che ora stavo leggendo con i miei stessi occhi. La pianista Irene Korczac al Musikverein di Vienna, la sala degli amici della musica. La sua promettentissima carriera. Un incidente incredibile. Era un sogno ma non stavo dormendo. Rilessi l’articolo; rilessi tutto attentamente un’altra volta. Rilessi il nome. Io ero Irene Korczac. Uno scherzo, un inferno. Ero improvvisamente inaspettatamente da un momento all’altro divisa tra trauma e beffa. Evidentemente si trattava di un caso di omonimia. Accanto all’articolo c’era una sua foto, un primo piano. La foto della pianista ripresa durante il concerto, china sulla tastiera. Notai persino una certa somiglianza. Lei era bionda come me, aveva i capelli corti mentre io li avevo lunghi. Le labbra sembravano disegnate dalla stessa mano. La somiglianza mi sembrava sempre maggiore. Quegli occhi neri e scintillanti sembravano davvero i miei. Due gocce d’acqua, in effetti. Un’altra Irene Korczac! E pianista! E di grande talento! E riuscita! Grande! Irene Korczac si stava affermando nel mondo, stava diventando famosa, ma non ero io, era un’altra persona, un’altra carta d’identità. Lei aveva un anno in meno di me, a quanto leggevo nell’articolo. In quel momento, mentre nella mia testa immaginavo il suo concerto, la sua esecuzione gloriosa, ho avuto il preciso presagio che sarei morta di lì a poco tempo. Irene Korczac sarà lei, la famosa pianista, il giovane talento alla conquista dei maggiori teatri dei cinque continenti. Il mio posto l’ha preso un’altra, ora lei vive la mia vita, lei percorre la carriera che avevo un giorno lontano immaginato, lei dorme negli alberghi di mezzo mondo in cui avrei voluto e dovuto dormire io e suona nella sale da concerto dove avrei voluto e dovuto suonare io e su di lei si scrivono gli articoli di giornale che si sarebbero dovuti scrivere su di me, questa illustre sconosciuta, questa estranea, che vedo come un cadavere allo specchio. Sono spaventata a morte. E’ la mia ossessione. La mia insonne ossessione. Mi immagino di seguirla nella sua tournee e di notte, in un teatro vuoto, sedermi al pianoforte ed iniziare a suonare, lì dove il giorno dopo suonerà lei. Irene Korczac non la incontrerò mai. Non avrò mai il coraggio di incontrarla e di parlarle. L’unica mia possibilità è nascondermi, per sempre. Ho davanti a me soltanto questa strada. Anch’io ero Irene Korczac. Anch’io ero nata».
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Andrea Leone è nato a Milano. I suoi libri: L’Ordine (La Vita Felice, collana Niebo, 2006, prefazione di Milo De Angelis, Premio Adonis- Premio San Pellegrino Opera Prima), Il suicidio di Holly Parker (Lampi di stampa, 2008), Stirpe (Lampi di stampa, 2009), La sposa barocca (AA.VV. Lietocolle 2010), Lezioni di crudeltà (Poiesis, 2010, prefazione di Michelangelo Zizzi, Classifica Pordenone Legge- Premio Dedalus), 168 spaventi mortali (Edizioni della sera, 2012), Scena della violenza (“Poesia”, Crocetti, poi La Recherche.it 2013), Hyle -Selve di Poesia, prefazione di Alberto Bertoni, (AA.VV. La Vita Felice 2013). Altre info sul sito dell’autore http://andrealeone.weebly.com/
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