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Gianluca Chierici, Hanno amore, Il libro del mattino, Il nome del confine, Joker edizioni, L'Arcolaio editore, La stirpe del mare, Narrativa, Perdisa editore, Poesia
[…] I mobili erano coperti da lenzuola bianche, le pareti inverdite dalla muffa e ricamate da numerose ragnatele. All’inizio vagammo per il corridoio e per il soggiorno, nel buio carico di umidità, facendo attenzione a non urtare le statuette con le quali i miei genitori avevano riempito la malinconia della casa. L’unica luce in nostro possesso era l’accendino di Melita. Le facce di creta e bronzo che si stagliavano sulle mensole, sembravano allegorie della desolazione nella quale era caduta la dimora. Trovammo delle candele nella vetrina vicino alla finestra. I vetri erano rotti, e il riflesso del fuoco sui frammenti creava dei giochi di luce sul soffitto. Simili a farfalle impazzite vagavano senza meta e senza coscienza. Accendemmo quattro candele, una per ogni angolo della stanza. Avvicinammo due poltrone al camino, e restammo in silenzio.
Credo che entrambi pensassimo a ciò che era successo in paese, e per un po’ ci mescolammo all’oscurità e alle ombre senza farne parola. Fu il freddo a catturare le nostre ossa e a convincerci che era necessario accendere il fuoco. Mio padre teneva la legna nel capanno appena dietro la casa. Di solito faceva delle grandi scorte ed era quindi probabile che là dentro avesse lasciato risorse per almeno un anno. Continua a leggere