I personaggi di Luca Ariano, resistenti, come ironicamente scritto altrove, vestono i panni dei protagonisti di un’epica minore. Come tali, muovono i passi amaramente, consapevoli di uno scacco esistenziale che li penetra e ne determina lo spessore. Ariano ha, dalla sua, una visione della realtà quasi fotografica: ogni verso richiama un fotogramma opaco, carpito in un campo lungo in cui le vite si scalfiscono a vicenda ma con grazia, senza toccarsi. Ne deriva una scrittura consapevole, essenziale, di taglio narrativo: essa si consolida nel corso del poema e diventa cifra riconoscibile di un poeta maturo e di una visione lucida del luogo poetico, naturalmente attuale (Ivan Fedeli)
L’Emilio forse prenderà un’ora
di permesso par andare al funerale
d’un partigiano: è morto lassù,
non troppo lontano da dove combattè
– si dice sia stato compagno di Turoldo.
Pianteranno olmi e salici,
ma quei boschi non saranno tenute
di signori scesi per cacciare
quaglie e cinghiali con il falcone:
spareranno tutto l’anno a tortore e germani
da esibire in salotto.
Merli bianchi non si anneriscono su comignoli
ma sporchi di smog muoiono su tetti
mentre tramonta il sole dietro Appennini
e anche l’autostrada bianca ai lati di capannoni
invenduti ha il sapore di caffè e benzina.
*
Zi’ Carmelo vegnì su
con le pezze into u’ culo
a furia di travagliare
ha sposato tutti i figli da signori,
ma al funerale manco uno ce n’era
di quegli strozzinati;
È prematuramente scomparso
una sera da notte prima degli esami
con l’Emilio come Stilicone
contro i Visigoti:
studentelli che mai sapranno dov’è la Gallia…
i confini dell’Impero.
La luna è una julienne in un’aria soffritta,
di un cortile da cinema parrocchiale,
tra oleandri, bouganville e seggiole
da mal di schiena.
Per l’Enrico passano le estati senza mare,
stagioni alternate
come le scadenze dei cibi nel frigo.
*
Teresa in un porto antico
dove rimangono poche merci,
navi da crociera…
cantieri spianati da villette ;
rivede suo padre… racconti di mare
che ancora odoravano di guerra e dittatura:
potrebbe essere Barcelona o Marseille
in un lungomare di bagnanti da giorno di festa.
Fiulin rivede la nonna stirare davanti a un film
in bianco e nero, un melò che riga zigomi,
di come sarebbe potuto essere… di come…
se avesse conosciuto un altro uomo…
L’Andrea ogni giorno indaga…
strani giri… sentendosi un po’ Siani…Saviano;
alla pensione mai ci arriverà…
nemmeno una targa ricordo
in periferia per un libro mai stampato.
Si alza un vento atlantico che asciuga sguardi,
fischia le orecchie e alzando gonne
lascia passi traballanti
come dopo troppo vino a una cena.
*
Fiulin in una campagna da svegliarsi
sgomenti di notte:
lucciole, costellazioni, passi danteschi
accanto a boschi di cinghiali…
prede per cacciatori.
Si fruga in cassonetti maleodoranti,
tra trattorie semivuote
e ricette di riciclo da dopoguerra.
Come le storie sentite da Teresa
quando le reti di Kubala
erano més que una esperança;
quella dell’Enrico che – per una sera –
lascia a casa i problemi rivedendo
vecchi amici per una partita.
Davanti a vino e spaghetti, imprecazioni
per un goal mangiato, ritorna ragazzino:
‘na pisada in compagnia in un’antica roggia
e poi via come dopo una marachella,
come quando Fiulin
si sente l’ultimo giocatore di scacchi.
*
La campagna bagnata
ti lascia sempre attonito Fiulin:
forse il centro direzionale mai finito
accanto… palazzi semicostruiti
tra inoperose gru arrugginite.
Non è così diversa la tua terra Enrico,
lì dove ti alleni o cogli baci furtivi
prima della notte.
Ogni piena sommerge quella cappella;
dicono vi abbia pregato Napoleone
all’alba di una battaglia campale…
l’han sentito sussurrare:
«Sarò Imperatore del mondo!»
Sono rimaste betulle
piantate dalle sue truppe.
*
Un canto di corvi si confonde
alle campane Fiulin,
ti lascia trasognato:
forse una notte trafelata…
cambi di lancette.
Si schiudono cancelli, brillano marmi
dopo la pioggia, tra fredde ceneri
e passi canuti.
Teresa pensa a castagne da spellare,
dolci e fuochi fatui:
riti pagani… cristiani… rigurgiti
di civiltà capitaliste.
Un uragano spazza resti umani…
lascia vestigie riportando la natura
sulle sue orme.
*
Ti ricordi Giggino
i campi pascolati di bufale?
Favoleggiavano che erano giunte
dal lontano Oriente…
Hanno interrato tutto
sopra asili… scuole… ricoveri:
moriranno come mosche
prima del temporale.
Ci sapresti tornare lì?
Tu Fiulin ci andresti?
Ora senti il calore del camino correre
su mura quando fuori l’aria è tersa
per neve dei monti.
Eugenio l’hai incontrata per caso,
in un caffè: ciarle di circostanza…
frasi banali; dov’è andata la passione?
Con lei – un tempo – saresti fuggito
in capo al mondo.
*
In un giorno di alberi…
presepi… professor Emilio
voti alle primarie:
la sera sbraiti sul partito.
Al telegiornale la statua
di Lenin sbriciolata:
rivedi tuo nonno a pugno chiuso
parlare di rivoluzione… capitale
ma la domenica a messa
dai pret… con la nonna.
Avrebbe sentito «puzza di Fascio»…
sarebbe sceso a combattere?
Questa notte pensi a Maria…
collega che a stento saluta:
mani rigate da rughe,
macchie sulla pelle… la ricrescita…
eppure cosa daresti per un bacio?
Abbracciarla quando cala la nebbia
e amanti si stringono per le strade.
Nato a Mortara (PV) nel 1979, Luca Ariano vive ora a Parma. Ha pubblicato la raccolta di poesie Bagliori crepuscolari nel buio nel 1999. Numerose sue poesie sono apparse su riviste, blog e siti letterari su internet. Collabora con le riviste «Versante Ripido», «clanDestino», «Le Voci della Luna». Nel 2005 è uscita una sua plaquette ne La coda della galassia (Fara) e la sua seconda raccolta di poesie Bitume d’intorno, con la prefazione di Gian Ruggero Manzoni, per le Edizioni del Bradipo di Lugo di Romagna. Con Enrico Cerquiglini ha curato per Campanotto l’antologia Vicino alle nubi sulla montagna crollata(2008). Nel 2009 una parte della sua plaquette Contratto a termine è stata pubblicata ne La borsa del viandante curata da Chiara De Luca (Fara). Sempre nel 2009 ha curato con Luca Paci l’antologia Pro/Testo (Fara). Nel 2010 per le edizioni Farepoesia di Pavia è uscita la plaquette Contratto a termine con una nota di Francesco Marotta. Nel 2011 con Marco Baj per Officine Ultranovecento ha pubblicato il libro d’artista Tracce nel Fango. Sempre nel 2011 con Ultranovecento all’interno del cofanetto Mappe per un altrove ha pubblicato Tempi sospesi – Temps suspesos (4 poesie di Luca Ariano, traduzione in catalano di Imma Puig Cuyàs e 1 Fotolitografia da originale pastelli su carta di Gabriella Di Bona) e 5 gradi prima del ritorno con Martino Neri. Nel 2012 per le Edizioni d’If è uscito il poemetto I Resistenti, scritto con Carmine De Falco, tra i vincitori del Premio Russo – Mazzacurati.