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Francesca Del Moro
Una piccolissima morte
edizionifolli 2017, nuova edizione 2018 in formato ebook a cura di Versante Ripido e LaRecherche.it scaricabile qui:
http://www.ebook-larecherche.it/ebook.asp?Id=233
La piccola fiction ha due personaggi e due finali. Il primo personaggio è femminile e la fiction finisce brevemente con 4 versi: “spacca il corpo longitudinalmente io gli tremo intorno e lentamente mi separo”. La piccolissima morte del titolo è la morte di un piccolo corpo svuotato, e la resurrezione di un altro che si materializza intorno, nel procedimento contrario a quello dei crostacei e dei rettili che crescono dentro il vecchio involucro e lo lasciano vuoto. Qui il primo corpo si annulla e il nuovo aereo e pieno si installa. Un analogo processo di morte rinascita, era accaduto prima: “e poi ingoio il tuo seme ci fertilizzo il cuore e lo spezzo”. Ma era solo un aborto. Di corpi comunque tratta la fiction, per questo potrebbe anche essere una storia reale, di sesso, di cibo e di convenienze sociali. Ma è in realtà: “ciò che un breve sfiorarsi di parole scritte/sta facendo al mio corpo”. Una geometria spaziale di corpi solidi anima sulle pagine accostamenti scissioni e capovolgimenti (“tu mi metti/a rovescio”), e nella lingua contraddizioni (“china su di te/contenendoti”) e rivelazioni (“e come la bocca di dio/spalancherò il mio corpo”). Il secondo finale conclude col rovesciamento in farsa del secondo personaggio (e somiglia a una vendetta postuma) maschile. Collocato sulla scena di un bar, e poi in un interno un po’ laido, il corpo gli si sfà e diventa virtuale: la pancia da bevitore di birra, è un guardone (probabilmente “ruttolibero”), compiaciuto di telecomandare i suoi video di fanciulle che piangono. Dissolvenza, fine del libro. (Cristiana Fischer)
Testi scelti
Tu sei già dove devi,
io non faccio più niente, assecondo
ciò che un breve sfiorarsi di parole scritte
sta facendo al mio corpo.
*
Ho spremuto tutto il sole
in un calice e in padella
ho mescolato i rossi i verdi
i bianchi i viola, li faccio risuonare
con i canti di cicale. Oggi è il giorno
in cui verrai, il giorno della gioia,
lo spillo nel tempo, la data
che sparirà dai calendari.
*
China su di te
contenendoti
ti sono scesa
negli occhi
come pioggia
nel mare
annerito
dalla notte.
Cerco stelle
per nuotare
a riva.
L’acqua pesa
il fondo
mi lusinga.
*
Io un lunghissimo bacio
e lentissimo ti darei
fino a sparire in te
e tu in me
finché si disfa il tempo
si dissolve ogni cosa
e si fa buono il silenzio
che ora mi addolora.
*
Così semplicemente
mi corrispondevi
nel chiasmo dei corpi
nel dolce scivolare
delle mani e degli occhi.
Mi rispondi in due parole
e in due parole mi racconti
all’amico che ne ride.
Ci sono molti eh eh
dentro le vostre frasi
e un aggrottare
di sopracciglia.
Da qualche parte c’è
un triangolo di dita
che mi aspetta
e dietro il calmo sorriso
di chi mi spiegherà
che è finita, è finita, è finita.
*
Mi guarda. Mastica una gomma a piena bocca.
Si gratta la pancia da alcolista. Ha una birra in mano,
nell’altra tiene il telecomando. Onnivedente,
ci ha tutti in onda contemporaneamente.
E si diverte un sacco. Preme un tasto
e io mi gonfio d’amore. Si gode l’ennesimo
spettacolo del rifiuto. Spegne il televisore
solo dopo avermi guardata abbastanza
piangere con la fronte appoggiata al muro.