to touch or not to touch che sia proprio questo il problema? e se non riesci a toccarti, e se non riesci a toccarmi, vorrei che tu fossi almeno capace di fingere di ascoltare le voci che trasudano dal libro delle occasioni mancate: così, come che sia o sarà, così, come lo è stato da sempre, si trascina a stento, arranca e balbetta, perde il contatto con ciò che non era mai riuscito a toccare e genera il caso esemplare, mai risolto, mai passato in giudicato, mai trascritto negli annali, per quanto la condanna sia sottesa, fibrilla sotto il derma svilito e oltraggiato che vorrebbe solo dilatare quell’ attimo in cui decise di consegnarsi al supplizio, e rientra dalla distrazione, sì, anela la distruzione, sì, favorisce la distribuzione dei concetti abusati da chi si crede edotto in materia di crudeltà e si sottopone alla disseminazione, abiura il sorgivo, cerca lo schermo, ricalca la schermata, sì, forse è proprio questo il problema o il problema, non bisogna credere a chi inneggia lo sfioramento, a chi schiva qualsiasi cosa che non presenti almeno una crepa o una crepa, e adesso ascoltami, sì, tu che ignori le lezioni di vita, tu che dispensi colate d’ olio per far scivolare l’astante e impedire il contatto, ascoltami: il libro delle moltitudini inevase arde nel primo fuoco, la sferzata d’ aria disperde i lacerti frammentando le parole, una colata di cera ricopre i codici celando alla memoria le voci di chi un tempo conosceva il gesto di condursi al di là, il filone d’ oro si è esaurito da tempo immemorabile, e adesso smetti di ascoltarmi e guarda dinanzi a te l’ azione che eccede il suo stato inerte e si trasforma in un atto la cui gravità rasenta l’ assoluto, guarda le catene che, in un gesto di rivolta, liberano le caviglie del testimone che, con un gesto incauto e malsano, costruisce una scatola all’ interno della prima stazione depositandovi il suo giaciglio, ecco, non abbiamo certezze da spacciare come dogmi, la verità è che non ci apparteniamo, eppure una manciata di limo con cui aspergere l’ anatomia primaria non può che generare l’ affetto o l’ affezione, una stretta di mano condita con un abbraccio o una coltellata nell’ addome per saggiare la consistenza del fiotto di sangue, une maille à l’ endroit et une maille à l’ envers, c’ est ça, fatevene una ragione, facciamocene una ragione, è solo una questione di sapidità, disse, ed ebbe perfino il coraggio di ripeterlo ad ogni curva, ad ogni giro intorno alla torre o alla torre, tendendo la mano all’ impaurita babele, perdendo, per strada, la lingua, sputando fonemi impronunciabili ma così accattivanti, così incattiviti dalla durezza della nuova lingua, quella acquisita nel passaggio o nel passaggio, nel travaglio o nel travaglio da un livello all’ altro, da una guaina all’ altra, e non c’ è guaio o guado che possa guastare l’ impalcatura che sorregge la struttura, la macchina procede, disse, tirare dritto per la propria strada è sintomo di giustezza, basta aggirare il profilo dell’ ombra che anticipa il passo, basta sputare sulla saliva ancora fresca rilasciata dal solito viandante, basta schivare i ragni che si immolano offrendosi come pasto al serpente, è questo quello che si legge sul libro delle lingue morte, di notte, intorno al primo fuoco, aspettando che la solita sferzata d’ aria imponga il suo credo spegnendo il fuoco e silenziando le voci del passato, bisogna che io lo dica, e bisogna che tu ci creda: una volta dato per certo il linguaggio dell’ imbonitore, una volta decifrata la crassa risata della schiera dei buffoni di corte, una volta nascosto il maltolto nell’ anfratto più oscuro della risibile caverna, una volta destituite le ombre dal loro presunto potere salvifico, una volta esaurite tutte le carte del mazzo, non ci resterà che godere della nostra stessa inutilità, reiterando ad aeternum il canto della nostra voce devastata da secoli d’inutili congetture, la désistance: che impareggiabile emozione! (Enzo Campi - Da "To touch or not to touch" - Inedito 2021)
Enzo Campi – To touch or not to touch (estratto)
21 martedì Dic 2021
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