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Martina Campi
Estensioni del tempo
Le Voci della Luna Edizioni
Vincitore Premio Giorgi 2012
A cura di Ivan Fedeli
Prefazione di Loredana Magazzeni
Postfazione di Enzo Campi
*
Se il tempo è una musica infinita
È una partitura musicale la struttura che Martina Campi ha dato alla sua opera, Estensioni del tempo. Si tratta di dieci microsezioni ed una sezione conclusiva, ciascuna composta da quattro o cinque poesie, precedute da una breve citazione o da una poesia usata come citazione. I titoli delle sezioni, a scorrerli nell’indice, ci danno l’idea di una costruzione complessiva dove il ritmo, i silenzi, le pause (una parentesi chiusa e una aperta sul bianco di una pagina, le lettere diradate della parola “Con te n te zza”) hanno lo stesso valore conoscitivo delle parole, come accade nella struttura musicale. In questi titoli ritorna con costanza la parola memoria, trascinandosi dietro le parole che sono esse stesse memoria e culla del mondo naturale, organico e inorganico (onda, foglie, gatti, ombra, stelle, sole, vento, buio). Dunque siamo di fronte a un libro che osa confrontarsi con la natura e il mondo, interrogandone gli alfabeti al ritmo di un suono interiore che si confronta con l’altro e con la presenza del vuoto, riverbera le sue onde e torna indietro a comprendere.
Martina Campi, laureata in Scienze della Comunicazione, ha scelto, come più alta forma del comunicare la parola poetica e l’ascolto. Si intravvedono dentro la sua scrittura i maestri evocati (Wittgenstein, Szymborska, barthes, Tarkovskij), ma ancora di più quelli non evocati (Weil, Campo, Zambrano).
La sua lingua si piega a una nuova sintassi dove abbondano le sinestesie (rumori croccanti da, / sgranocchiare), la dimensione è olistica, saltano i confini fra dentro e fuori per rendere omaggio alla dimensione sovrana, quella della percezione pura, emotiva, del verso. Anche lo spazio viene perimetrato e percorso in cerca di risposte, secondo quelle “planimetrie dell’ansia” su cui una lingua preterintenzionale, fusionale e magmatica (senza intenzioni / si racconta / dell’ombra degli alberi) batte e ribatte in cerca di echi e assonanze.
Poesia che procede per ellissi, dove le immagini prendono forma di “creature / prive d’ali” eppure quasi celesti nella propria impura innocenza, che si muovono “piano / per germogli, simulacri d’occhi”, ed è il loro modo di comprendere (è il nostro modo / di toccarci / le ali).
Una poesia che si offre a piccoli passi, per approssimazioni delicate, progressive. La sua modalità è quella di mettersi in gioco, di comunicare accostandosi all’altro, accucciandosi, nella tenerezza: “accoccolati, cuccioli, primordiali, raccolti.
E dal rapporto con l’altro da sé, nella sezione Memoria delle stelle, l’attenzione si sposta e si alza a comprendere l’universo e il tempo “Abbiamo creato una stella / in miniatura // (ben presto essa ebbe compagni)”, in poesie che piacerebbero a un matematico, dove si tesse l’elogio dell’imperfezione cui si deve l’esistenza stessa dei corpi celesti. E se anche i corpi celesti, come i mammiferi e altri animali, creano musica cosmica cantando, Martina Campi pratica con i suoi ritmi la dimensione dell’ascolto e quella dell’irrequietezza, affidandosi a un “pensiero cangiante” e “fidandosi del buio”, alla miracolosa, meravigliosa sensazione di “non sentirsi / definiti, vivendo dunque ancora nell’ora prima dell’arrivo della luce.
(Loredana Magazzeni)
(dalla sezione Memoria dell’ombra)
Dietro gli occhi
Ci sono lettere inesplose
sui prati, sui
marciapiedi i resti
dai fogli
nei contenitori le frasi
intere di un pomeriggio i saluti
ai semafori sospinti, divenuti
inarrestabili
All’ombra di una palizzata
si trovano frescure per risvegli
occasionali e abbracci
incolumi
tutta l’acqua accumulata non ci sa
riempire
memorie instabili, la
sete, sotto i capelli.
*
(dalla sezione Memoria delle foglie)
Insegnami
la tendenza allo sbiadire
pensando pensando tende a scomparire
la parola posa sussurra
trasmessa in carne d’altro inessere
ch’è fuori e si vede, fuori moda, forse?
Interrogazioni, pretestuose
a guardarsi strizzando
inerzia all’erta allegramente dis/azione
mente, nei frattempi, contrappunti
battente ripetente battente
sottrarsi è possibile
scomporsi
abili responsi
che non si ripetono, non si ripetono e grazie
alle occasioni non si ripetono
si sentono si osservano si ascoltano si accumulano
tendono allo scomparire.
*
(dalla sezione Memoria dell’onda)
Mostr’arsi
Escono
dalle bocche
del maggio
al tramonto
e si rompono
non potendo
attendere
oltre
o ancora
ascoltare
aspettarsi
comparire
sentirsi
nutrire
insieme
seme
di vento
non voci
ma appena
sussurri,
alla corrente
per lungo
tempo
lasciati
per troppo
tempo
senza
neppure
per niente sapere
come dire
cosa dire.
*
(dalla sezione Memoria delle stelle)
Compressione
La massa agisce
ad altissima velocità
quanto piccola dovrebbe
essere la terra
per morire, corpo instabile,
scossa da violenti spasmi
il nucleo così pulsante
da poter solo continuare
a crollare
su se stesso
e tutta la massa resterebbe
ancora inalterata.
Grazie Enzo per il post.
All’interno del libro ci sono anche illustrazioni di Valentina Gaglione e foto di Giampaolo De Pietro, inoltre la copertina è opera di Anna Mosca.
complimenti vivissimi, martina 🙂
vedrò di farlo mio.
ancora, brava!
francesca
Un testo intorno e dentro al sentire di Martina Campi. Che fortuna averlo letto! Che bello che “un libro così” abbia vinto un premio – non sempre capita, no. Congratulazioni dunque, all’autrice, a chi ha “deciso” di premiare il suo scrivere così “tremante, che vibra”, e a chi ha scritto questa bellissima nota.
Saluti,
seto 🙂
Grazie Francesca, incontro tra le pagine 🙂
e grazie naturlamente a te seto 🙂 per i tuoi occhi che sentono.